DOTT. AMEDEO GIORGETTI

I vantaggi per la psiche

L’attività fisica fa bene al corpo, e potrebbe bastare, ma la ricerca medica e scientifica è ormai concorde nell’affermare che può giovare anche allo spirito. Il movimento fisico, infatti, porta a una maggiore ossigenazione di tutti gli organi del nostro corpo, compreso il cervello! E una maggiore quantità di ossigeno all’apparato cerebrale può aiutare a ridurre i sintomi di alcuni disturbi psicologici, come: ansia, insonnia, stress, depressione eccetera. Alcune ricerche, inoltre, hanno dimostrato che l’attività fisica aiuta a migliorare la propria idea di sé e favorisce l’allontanamento dei pensieri negativi, lasciando il posto al buon umore. Questo, secondo gli esperti, sembra avvenire grazie a sofisticati meccanismi chimici ed enzimatici che, durante lo sport, il nostro organismo mette in atto e per mezzo dei quali si liberano le endorfine (sostanze euforizzanti che intervengono nella regolazione dell’umore) similmente a quanto avviene con l’assunzione di farmaci antidepressivi. In pratica, durante lo sforzo fisico la psiche ricava un doppio piacere: un effetto euforico per la produzione di endorfine e un effetto ansiolitico poiché, mentre si suda, si distoglie la mente dalle preoccupazioni quotidiane. Ecco comunque le acquisizioni più recenti sugli effetti dello sport in fenomeni e malattie psicologici.


Sindrome da affaticamento cronico
Di recente, il professor Peter White del St. Bartholomew’s Hospital di Londra, ha condotto una ricerca sottoponendo ad alcuni test 66 persone con sindrome da affaticamento cronico (una malattia vera e propria, caratterizzata da astenia persistente, continuo senso di noia e fiacchezza). Dai risultati dell’indagine è emerso che i sintomi dei soggetti con tale disturbo rappresentano non solo la conseguenza, ma anche la causa della sindrome stessa. In pratica, secondo i ricercatori, la spossatezza porta spossatezza (è un circolo vizioso). Per questi soggetti, quindi, il movimento può essere una cura.

Gli studiosi, hanno sottoposto i soggetti a 3 mesi di esercizio fisico graduale, controllato e progressivo. Al termine dei 3 mesi, i pazienti hanno evidenziato notevoli riduzioni in molti dei sintomi della sindrome quali mal di testa, dolori muscolari e alle giunture, gonfiore delle ghiandole e stanchezza debilitante. "Un programma di esercizio fisico" afferma il professor White "può quindi essere utile per aiutare i pazienti a uscire dalla sindrome da affaticamento cronico; e questo vale anche se la malattia ha portato a vere e proprie degenerazioni muscolari, sottoponendo però la sport-terapia sempre a stretto controllo da parte del medico".
Fonte: Journal of Neurology, Neosurgery and Psychiatry 2000; September.

La depressione
Un'altra ricerca di qualche anno fa, realizzata presso il Dipartimento di Psicologia della Hofstra University di Hempstead, ha evidenziato che l’attività fisica aerobica e anaerobica può ridurre i sintomi della depressione. Lo studio è stato condotto su 89 studenti, sottoposti ad attività diverse come nuoto (sport aerobico) e sollevamento pesi (sport anaerobico). Dai risultati è emerso che l’attività fisica, sia di tipo aerobico che non aerobico, se protratta nel tempo tende a ridurre notevolmente i sintomi depressivi e aumenta la stima di sé.

Fonte: Percept Mot Skills 1992 Feb;74(1):79-89.

Risultati analoghi si sono avuti da una ricerca realizzata presso il Dipartimento di Psichiatria dell’Innherred Hospital di Levanger (Norvegia), dove un gruppo di ricercatori ha analizzato 52 soggetti con sintomi psichiatrici come ansia, panico, stress e depressione. I pazienti sono stati sottoposti, per un periodo di 8 settimane, ad allenamenti moderati e regolari. Al termine dell’indagine, i soggetti hanno mostrato una netta riduzione nell’intensità di tutti i sintomi sopra descritti.

Fonte: Acta Psychiatr Scand 1989 Sep;80(3):231-135.

L’insonnia
Per "lottare" contro l’insonnia, lo sport è sicuramente un ottimo alleato. Lo ha dimostrato una ricerca condotta presso la University of Stanford, studiando 40 persone dai 50 ai 70 anni con disturbi del sonno. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a un programma di ginnastica regolare in base alle proprie capacità fisiche, per un totale di 3 ore alla settimana. Al termine dello studio, i soggetti hanno evidenziato netti miglioramenti nella durata e nella qualità del sonno. In pratica, mentre prima della ricerca il loro tempo medio di sonno a notte era di 4-6 ore e il tempo di addormentamento era di 25-30 minuti, dopo sei mesi di trattamento "sportivo" la durata del sonno è aumentata, in media, di 45 minuti e la fase di addormentamento si è ridotta a non più di 15 minuti!

Fonte: Jama 1996; December.

L’apprendimento
Il detto "tutto muscoli, niente cervello" è stato smentito da numerose ricerche, dalle quali emerge che alcuni sport di resistenza (come la corsa a piedi, il ciclismo, lo sci di fondo, eccetera) se praticati con moderazione, facilitano il trasporto dell’ossigeno dai polmoni agli altri organi, compreso il cervello. Uno studio, condotto da alcuni ricercatori canadesi, ha analizzato l’effetto di un’ora al giorno di attività fisica in aggiunta a un programma scolastico in un gruppo di bambini della scuola elementare. Un gruppo ha seguito corsi giornalieri di sola didattica; un altro gruppo, invece, ha sostituito un ora di insegnamento con un ora di attività fisica (velocità, gara di staffetta, pallamano, atletica leggera, ecc.). Dopo 7 anni (dal 1971 al 1977), i bambini che avevano svolto, oltre all’attività intellettuale, anche quella fisica hanno ottenuto lo stesso rendimento scolastico dei bambini che hanno studiato un’ora in più. Non solo: i bambini del primo gruppo hanno anche evidenziato maggior capacità di apprendimento in alcune particolari discipline come, per esempio, la matematica. Se a tutto ciò si aggiunge anche l’efficacia indiscussa di un’attività sportiva sulla salute fisica, è chiaro che lo sport (moderato e regolare!) risulta utile sin dai primi anni d’età.

Fonte: "Le sport e l’enfant"; Lavallée H., Shepard R.J. et al. – Montpellier, éd. Euromed, 1980, p. 483, pp.117-140